martedì 30 agosto 2016

PREMIARE I RAGAZZI BRAVI 
PREMIARE GLI INSEGNANTI BRAVI
PREMIARE I BRAVI

Pavlov, il famoso fisiologo, medico, etologo russo di fine 800, fu il primo a inserire ufficialmente nel mondo scientifico il concetto di "riflesso condizionato". Il fatto che un animale si comportasse in un certo modo a fronte di un premio, d'altra parte, era già noto da molto tempo e utilizzato come tecnica di addestramento attraverso premi e punizioni. Una tale modalità educativa, d'altra parte, si estende anche al mondo della nostra infanzia e adolescenza e tende a permanere anche nell'età adulta, fra adulti. 
E' bene utilizzare questo sistema per ottenere miglioramenti in ambito educativo e/o performativo?
Ecco la domanda che vorrei proporvi come riflessione. Nessuna risposta netta da parte mia, ovviamente, ma solo qualche osservazione:

Nelle situazioni che richiedono collaborazione fra le persone, la prospettiva di premiarne una normalmente guasta il clima. Questo fatto è stato da me visto tante volte anche attraverso la constatazione di un rifiuto del premio da parte di alcuni i quali temono, in tal modo, di alterare in modo negativo la relazione coi compagni o colleghi. Anche fra gli insegnanti l'inserimento di un premio per chi ottiene un giudizio migliore rispetto agli altri, può aver un effetto negativo sul lavoro complessivo, esattamente il contrario di ciò che si vorrebbe ottenere!
Esiste un'alternativa? 
Anche in questo caso, nessuna risposta da parte mia, ma semplicemente un'osservazione:
Le situazioni che favoriscono la conoscenza reciproca e l'aggregazione, le situazioni prive di tensione e di contrasto competitivo, favoriscono invece il clima di collaborazione e possono quindi portare a risultati migliori. Allo stesso modo, agiscono positivamente l'attaccamento al proprio luogo di lavoro, visto non come ponte di passaggio, ma come terreno da far fruttare (contrario di precariato) e una miglior formazione sulla gestione delle risorse umane. 

venerdì 24 giugno 2016

I RISCHI DELLE STATISTICHE

E' certamente molto utile raccogliere dati riguardo tutto ciò che accade intorno a noi. E' senz'altro bene che tali elementi poi vengano inseriti in fogli elettronici che poi produrranno bellissimi grafici colorati, formati da colonne o cerchi, o addirittura simboli fantasiosi.  L'analisi e l'interpretazione di tali dati, però, resta un complesso problema. Innanzitutto, occorre domandarsi quali elementi compongono il campione della ricerca. Il campione prescelto, più che numeroso, deve essere significativo. Così, ad esempio, volendo capire l'andamento dei ragazzi italiani in matematica, un campione significativo potrebbe essere formato dai ragazzi italiani, che parlano italiano (comprendendo così il testo dei problemi) e che abbiano una modalità di apprendere che consente loro di seguire qualunque metodo didattico. Il voto in decimi risultante, poi, dovrà esprimere con chiarezza UN SOLO concetto, non un polpettone di elementi indistinguibili. Paragonare questi dati ad altri Paesi poi, costituisce un altro tipo di problema. Infatti altri Paesi con altre culture, tenderanno a fare altri tipi di prove, o comunque a considerarle in modo diverso, rendendo così il paragone assai poco scientifico. Viene allora da domandarsi se sia giusto ingabbiare la cultura italiana e la libertà di insegnamento entro limiti comunque notevolmente arbitrari, facendoli passare come assolutamente oggettivi.
ATTUALMENTE AI RAGAZZI CERTIFICATI per difficoltà di apprendimento, è riconosciuto il diritto di essere valutati diversamente rispetto ai compagni, ma tale normativa spesso non viene applicata, poiché in molte scuole ci si limita a fornirli di strumenti compensativi (come la calcolatrice o il vocabolario) A volte questi ragazzi vengono dispensati dall'effettuare parte della verifica o ne vien creata per loro una diversa (discutibile dal punto di vista dell'inclusione). La valutazione che tien in conto le caratteristiche della persona, è invece parte fondamentale del lavoro educativo, oltre che didattico. In effetti, il concetto di valutare avendo presente il percorso di ciascun allievo, dovrebbe far parte del riconoscimento dell'unicità di ciascun individuo. Riconoscendo l'unicità di ciascun individuo e ne tenendone conto, la valutazione può essere, in realtà, maggiormente oggettiva. Le valutazioni che si basano sul punteggio, invece, non permettono di tener in conto elementi essenziali dell'individuo e comunque portano sempre a discussioni sull'attribuzione di un mezzo punto in più o in meno in caso di compito parzialmente svolto.

giovedì 26 maggio 2016

OBIETTIVI DELLA SCUOLA DEL PRIMO CICLO


Per "scuola del primo ciclo" si intende quella che si chiamava scuola materna insieme a quella che veniva chiamata elementare e insieme a quella che si chiamava scuola media. Queste sono state unite in un unico ciclo, eliminando il vecchio "esame di quinta elementare" e lasciando quello di "terza media". Questa trasformazione ha senso unicamente pensando a tale primo ciclo come un percorso di formazione del cittadino. In questi anni il bambino impara a 
stare con i compagni, che un giorno saranno colleghi, ad ascoltare gli adulti, a comprendere il senso e l'importanza delle regole. Oltre a ciò, comincia a conoscere se stesso, a orientarsi nel mondo dello studio e a cercare la sua strada nella vita. Le acquisizioni nozionistiche sono soprattutto incentrate sull'"imparare a imparare". Ciò significa che in tale periodo si acquisiscono gli strumenti per destreggiarsi nel mondo delle informazioni, a cercare quelle utili, a distinguere quelle affidabili da quelle false, ad avere capacità critica costruttiva, ad avere un buon metodo per studiare. 

sabato 16 aprile 2016

DSA E VERIFICA DEGLI APPRENDIMENTI
Sguardo corrucciato, dolore allo stomaco, lieve insonnia. Sono tutti sintomi che caratterizzano la ribellione interiore che molti ragazzi sentono dentro nel momento in cui devono passare attraverso una verifica ufficiale. Questo malessere è facilmente identificabile, anche perché normalmente non viene tenuto nascosto ma anzi, amplificato e associato a una richiesta di aiuto sotto forma di permesso di restare a casa.

La domanda fondamentale diventa allora: 
non si può imboccare una strada diversa?

I modi ci sarebbero e varrebbero PER TUTTI indistintamente

Occorre semplicemente la VOLONTA' di applicarli

Ciò significa, in effetti, TOGLIERE alla verifica sommativa (la verifica finale dopo aver trattato un argomento) il potere che ha ancora attualmente e che possiede grazie al fatto che
SI PENSA 
che sia il solo sistema per capire se un ragazzo ha compreso, assimilato e studiato
che sia il solo modo per capire a che punto si trova il ragazzo nel suo cammino
che sia il solo modo per capire se il ragazzo sia migliore o peggiore di altri ragazzi nella sua classe, in Italia e nel Mondo
che sia necessario avere tutte queste informazioni
che sia POSSIBILE avere in modo certo e affidabile tutte queste informazioni


venerdì 18 marzo 2016

DISCALCULIA E RIPETIZIONI

"Mio figlio Saturno è discalculico. Deve andare a lezione privata?"

La domanda, breve, tagliente, quasi potremmo dire provocatoria, è complessa. e la risposta... altrettanto. 

-Cosa significa, infatti, DISCALCULICO??
La definizione può essere oggetto di discussione, ma in pratica si tratta, come si può intuire, di difficoltà che possono sussistere nell'utilizzo dei numeri, nel riconoscimento di quantità e sequenze, nello svolgimento dei calcoli .. ma
-E' così necessario etichettare questa caratteristica peculiare di un bambino con una parola che ricorda quasi malattie gravi?

-Il problema centrale è innanzitutto di tipo scolastico e riguarda anche l'interazione scuola-famiglia. Infatti, il primo problema che incontra un bambino con queste caratteristiche di solito è quello di non riuscire a risolvere i classici (e ormai per certi versi obsoleti) problemi di matematica nel modo in cui normalmente si esige in classe. 
-Poiché risulta quasi impossibile un'individualizzazione della didattica, anche il nostro Saturno dovrà piegarsi alla logica che seguono tutti. Per lui niente sconti, a meno che non vi sia un'apposita CERTIFICAZIONE MEDICA che attesti ciò che è evidente: cioè che quel bambino con quel sistema non riesce a ottenere buoni voti come i compagni.

Cosa può fare allora la FAMIGLIA?
Quella di Saturno, prima di ogni certificazione, prima di qualunque test, ha deciso di mandarlo a lezione e ha potuto scegliere fra:
Un giovane volenteroso, ma con poca esperienza
Un'esperta di discalculia 

Chi avrà scelto secondo voi??

Noi non sappiamo quale sia stata la scelta finale, ma certamente:
-Una persona che SAPPIA EMPATIZZARE col bambino, ma anche coi genitori e gli insegnanti
EMPATIZZARE significa trovare una profonda sintonia con una persona, cercando di comprenderla appieno e, partendo da ciò, interagire con essa nel modo migliore
Una persona che sappia SDRAMMATIZZARE
SDRAMMATIZZARE significa recuperare l'essenziale e togliere tutto ciò che, essendo di troppo, genera un'ansia controproducente. Ciò si traduce, in pratica, nel porre con forza davanti all'insistenza di chi eventualmente dice "siamo indietro col programma" e "non so se potrò darti un 6", i tempi del bambino. Saturno può arrivare a saper bene le tabelline anche molto avanti nel tempo, ma non avere problemi reali di quoziente intellettivo (concetto, quest'ultimo, sorpassato)
COMPRENDERE A volte l'insegnante può non afferrare immediatamente la situazione. Anche questo purtroppo è normale, data l'abitudine a guardare il mondo in un certo modo. Per capire situazioni diverse dal solito occorre cambiare prospettiva e non sempre si è disposti a farlo. In ogni caso, mantenere la calma è sempre la scelta migliore e anche comprendere chi non comprende: la soddisfazione non tarderà ad arrivare.
ESIGERE CON LA GIUSTA FERMEZZA E DOLCEZZA La fatica maggiore che un bambino deve fare nello studio e nella memorizzazione, lo porterà spesso a rifiutare il compito e in questo punto delicato deve essere aiutato, col giusto equilibrio, per poter fare esercizio anche su ciò che occorre rinforzare, affrontando questa fatica e vincendola. Questo facendo attenzione a non superare il tempo che c'è a disposizione per mantenere una buona concentrazione, pur cercando sempre di ampliarlo
PUNTARE SULL'AUTONOMIA E L'AUTOSTIMA un bambino deve immediatamente sentire di potercela fare da solo, grazie a pochissime e brevi spiegazioni e anche saltando argomenti che non sono essenziali per poi eventualmente inserirli come approfondimento/ripasso successivo. Chi lo aiuta non dovrebbe sedersi sempre al suo fianco, ma solo in alcuni momenti o, quanto meno, fare attenzione a non creare dipendenze troppo strette, per non mettere a rischio autonomia e autostima.











martedì 8 marzo 2016

CONTRATTO DIDATTICO
Propongo una riflessione su questo concetto, strettamente collegato alle considerazioni sull'importanza dell'errore nell'apprendimento. Questo capitolo si potrebbe intitolare meglio

ERRORI PER NON SBAGLIARE

Già, perché è in questo che consiste il contratto didattico. 
Dopo pochi mesi di scuola, facilmente comincia a metter radici quel concetto per cui esiste un modo sicuro di vivere in quell'ambiente, al riparo da fastidi, dal rischio di sgridate per come si è eseguito un lavoro ...al riparo insomma, dalla possibilità di compiere qualche sbaglio

Ad esempio, in matematica, può nascere facilmente l'idea che a ogni domanda si debba rispondere con una delle "quattro operazioni" (+ - x :) 
Potrà capitare allora che, anche ai quesiti che non richiedono un'operazione, venga data una risposta qualunque, ma che contenga un'operazione. Questo dà un grande senso di sicurezza: si è rispettato inconsciamente il contratto didattico fra maestro e allievo. 
Ad esempio, se il problema è del tipo 
«Un pastore ha 12 pecore e 6 capre. Quanti anni ha il pastore?»
Secondo il contratto didattico, i ragazzi saranno portati a dare una risposta come "18"

Questo errore commesso per non sbagliare, la cui effettiva esistenza è stata più volte comprovata dalla sperimentazione didattica, dovrebbe far riflettere su quanto la paura di sbagliare possa imbrigliare la mente e la creatività dell'essere umano